
Museo La Specola- dettagli di un modello anatomico in cera
Il museo della Specola è il più antico museo scientifico d’Europa nonché uno degli indirizzi culturali più particolari di tutta Firenze.
È una delle sezioni del Museo di Storia Naturale del capoluogo toscano e ha sede in palazzo Torrigiani, in via Romana 17; proprio qui, l’ex palazzo Bini, già nel 1775 venne istituito il museo. Nel museo della Specola sono rimaste la collezione zoologia e quella anatomica; il suo nome deriva dall’osservatorio fatto costruire dal Granduca Pietro Leopoldo sul tetto dell’edificio.
La collezione zoologica ha sale dedicate a poriferi e celenterati, molluschi (con oggetti madreperlacei provenienti dalle collezioni medicee), artropodi, vermi, echinodermi, tartarughe e coccodrilli (tra cui alcuni esemplari giganti provenienti dalle Galapagos e un coccodrillo mummificato dall’antico Egitto), anfibi e squamati, pesci, uccelli (collezione praticamente completa dell’avifauna italiana) e mammiferi.
Le particolarità della parte della collezione dedicata ai mammiferi sono due, un raro esemplare di rinoceronte bianco e il cosiddetto ippopotamo di Boboli, un ippopotamo che venne regalato al Granduca nel Settecento e visse qualche anno nel giardino prima di essere impagliato; si trattava di una specie talmente rara all’epoca che l’impagliatore, non avendo mai visto prima un esemplare, modellò secondo la sua fantasia il corpo dell’animale, con un piede “da cane”.
Qui trovano dimora anche molti trofei di caccia donati dai Savoia. In totale, oltre tre milioni e mezzo di animali sono contenuti nel Museo La Specola, e di questi solo una frazione piccolissima – circa cinquemila – sono esposti al pubblico. Si trovano tra questi anche numerosi animali estinti e altri in via d’estinzione: l’asino selvatico africano, l’aye-aye, il tilacino (estinto definitivamente in Tasmania negli anni ’30), ma anche l’alca impenne, la colombra migratrice, il parrocchetto della Carolina, alcune penne e frammenti di uova di Moa, sorta di struzzi giganteschi, o una coppia di uja.
La collezione forse più pregiata, però, è quella anatomica, unica al mondo per antichità e per vastità. All’epoca la medicina veniva insegnata e appresa tramite la sezione dei cadaveri, ma il Granduca Pietro Leopoldo, noto per il suo governo illuminato, volle che vennero creati dei modelli e delle statue di cera per insegnare l’anatomia.
Questi modelli sono straordinariamente simili al vero e, in un numero pari quasi a mille e cinquecento, sono stati realizzati dalla seconda metà del diciottesimo secolo fino alla seconda metà del diciannovesimo per mano di modellatori come Clemente Susini, Francesco Calenzuoli, Luigi Calamai, affiancati da anatomici come Egisto Tortori, Tommaso Bonicoli, Filippo Uccelli e Paolo Mascagni.
Solo una parte della collezione completa è esposta, sempre con una temperatura di diciotto gradi per evitare danni al materiale. Alcune figure sono così note da aver assunto dei nomi propri, come lo Spellato, con vasi sanguigni e capillari realizzati facendo colare la cera da fili di seta. Interessante anche la procedura usata per creare questi manichini, modellando in argilla i corpi a partire da cadaveri dell’Arciospedale di Santa Maria Nuova e realizzando poi calchi in gesso degli stessi, che venivano poi riempiti con una mistura di cere, resine e coloranti di cui ancora oggi non si conosce la composizione.
I modelli di anatomia patologica rappresentano inoltre una testimonianza eccezionale delle condizioni di salute a Firenze negli anni intorno alla fine del diciottesimo secolo. Da non perdere le cosiddette Cere della peste, piccole rappresentazioni opera del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo, meno “scientifiche” ma suggestive per il modo tutto secentesco con cui vengono ritratti gli orrori della peste e il disfacimento dei corpi piagati dalla malattia.
A pian terreno si trova anche il salone degli scheletri, che ospita le strutture ossee di moltissime specie animali, tra i quali eleganti, un capodoglio e una balena megattera (la più grande che si può ammirare in un museo italiano).
Il museo della Specola ospita anche un piccolo gioiello tardo-neoclassico opera di Giuseppe Martelli, che però viene aperto solo in occasioni speciali. Si tratta della cosiddetta Tribuna di Galileo, voluta da Leopoldo II di Lorena per il terzo Congresso degli Scienziati Italiani e dedicata al grande pisano, una sorta di mausoleo scientifico unico al mondo con, al posto delle classiche rappresentazioni di santi, episodi della vita del Galilei e della storia della scienza sperimentale.
Di notevole interesse la cupola dell’ingresso, in vetro e ghisa, la volta a crociera dell’ambiente centrale, l’esedra con statua di Galileo ad opera di Aristodemo Costoli, con anche i busti dei discepoli dello scienziato: Benedetto Castelli, Bonaventura Cavalieri, Evangelista Torricelli e Vincenzo Viviani. Il soffitto è decorato a stucchi bianchi e dorati, nella semicupola ci sono rappresentazioni (un po’ retoriche) di Galileo mentre dimostra la legge di caduta dei gravi, oppure mentre osserva la lampada del Duomo di Pisa, mentre presenta il telescopio al Senato di Venezia, mentre conversa con i suoi discepoli.
Orari di visita, prezzi e indirizzo
- Via Romana, 17