
Galleria dell’Accademia – il David di Michelangelo
Visitato da milioni di visitatori- la maggior parte attratti dal simbolo di Firenze, il David di Michelangelo- la Galleria è una tammpa fondamentale degli itinerari turistici della città.
La Galleria dell’Accademia è uno dei complessi museali più visitati di Firenze, grazie anche alla presenza della scultura più famosa di Michelangelo, il David, che nel 1873 venne trasferita da Piazza della Signoria alla Galleria, in modo da preservarla quanto più integra. In Piazza della Signoria è stata invece posta una copia esatta della celebre opera, tuttora presente. La galleria è molto conosciuta anche per la presenza di altre sculture di Michelangelo, conosciute in tutto il mondo: i quattro Prigioni e il San Matteo.
La storia del museo fiorentino è relativamente recente, e inizia con la sua fondazione, nel 1784, per volere del Granduca Pietro Leopoldo, che decise di far convertire i locali dell’ospedale e del Convento di San Niccolò nella Galleria, per predisporre un luogo dove gli studenti della vicina Accademia di Belle Arti potessero studiare.
Dopo varie modifiche, che hanno portato la Galleria ad assumere una configurazione molto diversa rispetto a quella originaria, la direzione ha cercato di ridare un disegno preciso e ben definito alla collezione, diventata col passare dei decenni piuttosto frammentata.
Attualmente la Galleria si presenta divisa in più sale, ciascuna caratterizzata da un tema preciso, anche se per unire le varie sale manca un filo cronologico, e risulta evidente la maggiore attenzione riservata al David di Michelangelo, capolavoro indiscusso del grande artista, in grado di portare ogni anno alla Galleria dell’Accademia migliaia di turisti provenienti dal resto d’Italia e da tutto il mondo.
La prima sala che si incontra è la Sala del Colosso, il cui nome deriva da uno dei Dioscuri di Montecavallo, ora custoditi presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana. Al centro della sala si può ammirare il bozzetto originale in gesso del Ratto delle Sabine di Giambologna, mentre osservando le pareti si possono notare varie opere della pittura fiorentina quattrocentesca e cinquecentesca, da Paolo Uccello al Perugino, al Ghirlandaio, passando per Botticelli e Filippino Lippi.
Spostandosi invece a una delle parti più celebri del museo, si arriva alla Galleria dei Prigioni, ovvero quattro sculture di nudi maschili, commissionate da papa Giulio II a Michelangelo, ma utilizzate poi per tutt’altro scopo. Secondo la storia, infatti, le statue vennero usate da Cosimo I de’ Medici per ornare la grotta del Buontalenti e il Giardino di Boboli. Nella stessa sala si trovano anche la Pietà di Palestrina, arrivata nel complesso museale negli anni ’30, e il San Matteo. Spostando lo sguardo sulle pareti, si potranno notare varie opere risalenti al primo e al tardo Cinquecento.
Nella stessa sala erano ospitate un tempo altre opere di Michelangelo, dai primi calchi, alla collezione di “Quadri Antichi”, successivamente spostati nella sala del David, per unire tutta l’opera del grande maestro all’interno di un’unica sala, rendendo così possibile al visitatore vivere un’esperienza ancor più suggestiva.
Si prosegue poi con la Tribuna del David, con al centro l’imponente scultura di Michelangelo, e ai lati alcune sculture manieristiche, oltre a varie opere dello stesso artista, poste quasi ad ornamento della sua scultura più conosciuta. Simbolo di Firenze, l’opera è un capolavoro sia tecnico che narrativo. Da un punto di vista esecutivo, infatti, Michelangelo utilizzò un pezzo di marmo ritenuto inadatto- per forma, dimensioni e qualità del marmo, ritenuto troppo fragile: già altri artisti avevano provato a utilizzarlo, senza successo.
L’altro aspetto distintivo è squisitamente narrativo: diversamente dagli schemi compositivi canonici, Michelangelo concentrò tutta l’attenzione sul momento precedente allo scontro con Golia (mentre normalmente viene raffigurato vittorioso, ovvero dopo lo scontro).
Questa scelta consentì all’artista di polarizzare l’attenzione sul pathos determinato dalla dinamica che si crea tra la fierezza del David e l’incertezza dell’esito: l’istante si carica di ulteriore tensione e significato perchè gli oggetti che alludono all’azione e allo scontro non sono, a ben vedere, delle armi. Sono solo un sasso e una fionda. Sono oggetti che richiamano alla fanciullezza la quale, tuttavia, viene scossa dalla presa sicura della mano e dal tono muscolare del braccio che tengono il sasso che sarà scagliato.
In definitiva, la bellezza e la grandiosità dell’opera sta tutta qui: nel voler raccontare non la storia di un eroe, ma dell’istante in cui il ragazzo prende consapevolezza di ciò che l’attende e dalla fierezza con cui accoglie il proprio destino.
Per comprendere l’importanza e l’attesa con cui l’intera città attese l’opera, è sufficiente leggere i nomi delle personalità che facevano parte della commissione deputata alla decisione sulla collocazione del David: da Leonardo Da Vinci al Botticelli, dal Perugino al Ghirlandaio. In pratica i migliori artisti viventi dell’epoca.
Le altre sale. Ristrutturata più volte, e ora adibita alla conservazione di vari dipinti del XIX secolo, la Gipsoteca Bartolini contiene anche un affresco originale del Pontormo, riportato alla luce pochi decenni fa, oltre alle varie opere ottocentesche, come quelle del Bartolini. I vari dipinti esposti, compresi quelli del Bartolini, sono il frutto di vari concorsi artistici svoltisi presso l’Accademia delle Belle Arti tra la fine del ‘700 e la seconda metà dell’800.
Nella sala del Duecento e del primo Trecento è invece possibile ammirare alcune delle più belle opere del gotico fiorentino, con dipinti di artisti precedenti o contemporanei di Giotto, e un frammento attribuito allo stesso Giotto, rinvenuto presso Badia fiorentina. Proseguendo nella visita, si incontrano poi sale di minor importanza, ma comunque rilevanti e suggestive: la sala dei Giotteschi, con gli affreschi e i dipinti dei seguaci di Giotto; la sala degli Orcagna; la Sala di Giovanni da Milano; ma anche la sala del tardo Trecento, con opere di Giovanni del Biondo, Rossello di Jacopo Franchi e un paliotto di Jacopo Cambi.
Orari di visita, prezzi e indirizzo
- Via Bettino Ricasoli, 58/60 50122 Firenze. Guarda sulla mappa.
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